IL RICHIAMO DI THELEMA: Visita all'ABBAZIA di ALEISTER CROWLEY a CEFALU'

"But your holy place shall be untouched throughout the centuries: though with fire and sword it be burnt down & shattered, yet an invisible house there standeth, and shall stand until the fall of the Great Equinox" – Liber Al vel Legis, 3:34

Aleister Crowley, noto anche come la Grande Bestia 666 e definito dai giornali del suo tempo come l’uomo più malvagio del mondo, è stato un esoterista, mistico, scrittore e figura di spicco del XX secolo. Nato nel 1875 in Inghilterra, Crowley rivoluzionò l’occultismo con la sua dottrina denominata “Thelema” (da θέλημα, termine tratto dalla koinè greca col significato di volontà) che fondeva magia cerimoniale, misticismo orientale e tradizioni occidentali. 

La sua opera più influente, Il Libro della Legge o Liber AL vel Legis, un arcano scritto che gli sarebbe stato comunicato da un'entità preterumana chiamata Aiwass, da lui identificata con il suo Angelo Guardiano, conteneva il celebre motto: “Fa ciò che vuoi sarà tutta la Legge”, un invito all’espressione massima della volontà personale. 

Questo spirito anticonformista e trasgressivo (la cui influenza si estese ben oltre i circoli esoterici, ispirando artisti, scrittori e movimenti culturali per decenni) trovò la sua espressione più concreta e radicale nell'Abbazia di Thelema a Cefalù, un esperimento di comunità spirituale dedicata all’espansione della coscienza e ai principi della Via della Mano Sinistra.

Nel 1920 infatti Crowley scelse Cefalù come sede per il suo progetto visionario, attratto dalla bellezza selvaggia e dalla quiete magnetica del luogo. L'Abbazia, in realtà una modesta casa rurale, venne trasformata in un laboratorio vivente dove si praticava un’intensa ricerca spirituale e magica. 

Ogni stanza divenne uno spazio sacro dedicato a rituali, meditazioni e attività che sfidavano la moralità corrente. Il termine “abbazia” evocava con ironia un luogo di spiritualità, ma in realtà si trattava di un centro dove si viveva una forma di misticismo libero, spesso alimentato da esperienze al di fuori del consentito. 

La vita all'interno dell'Abbazia era un turbine di esperienze che mescolavano devozione, estasi e sperimentazioni audaci. Tra i rituali praticati, l’uso sacrale del sesso era un elemento centrale. Ispirandosi alle pratiche tantriche, Crowley concepiva la magia sessuale come un potente mezzo per canalizzare l’energia creatrice e rompere le barriere tra il mondo fisico e quello spirituale. L'atto sessuale, per Crowley e i suoi discepoli, era un rito che permetteva di toccare i confini della coscienza e trascendere la realtà ordinaria. 

Non meno significativa era l’assunzione di sostanze psicotrope, utilizzate come strumenti per espandere la mente e intensificare la percezione durante i riti. L’uso di oppiacei e altri composti era parte integrante delle pratiche magiche, viste come una via per dilatare i sensi e aprire porte interiori altrimenti inaccessibili. Questo stile di vita attirò naturalmente non solo devoti entusiasti ma anche pesanti critiche e sospetti d’ogni genere.

La morte per dissenteria di Raoul Loveday, detto Frater Aud, un giovane adepto che aveva inavvertitamente bevuto dell’acqua non potabile da una fonte vicina all’Abbazia, inasprì ulteriormente il giudizio pubblico e scatenò una serie di voci scandalistiche che portarono Benito Mussolini a ordinare nel 1923 l’espulsione di Crowley, che si rifugiò in Tunisia. 

Sebbene le sue concubine e alcuni dei suoi discepoli fossero rimasti per qualche tempo a Cefalù, ben presto la mancanza di risorse economiche li spinse ad abbandonare il luogo che (considerato dai locali come un posto maledetto e infestato dagli spiriti) è rimasto vuoto e sfitto da allora salvo una breve parentesi, nel 1955, quando il regista americano Kenneth Anger, appassionato thelemita, lo prese in affitto per alcuni mesi allo scopo di girare un documentario sulla Grande Bestia e si dedicò al recupero dei dipinti murali che adornavano l’edificio ed erano stati ricoperti dai fascisti con grossolane passate di vernice bianca.

Le pareti dell’Abbazia erano infatti ricoperte di affreschi intensi e suggestivi, dipinti da Crowley e dai suoi seguaci, che rappresentavano simboli esoterici, figure mitologiche e scene di erotismo sacro. Queste immagini, ispirate all'arte tantrica e a culti arcaici, erano più che decorazioni: erano strumenti di visualizzazione e fonti di potere spirituale. 

Il sesso, inteso come forza primordiale e atto sacro, era rappresentato in modo vivido e dettagliato, riflettendo la convinzione di Crowley che l’energia sessuale fosse la chiave per accedere ai segreti dell’universo. 

Ogni pennellata era un incantesimo, un sigillo visibile per l’occhio che sapeva cosa cercare, un richiamo alla sapienza segreta. I resti di queste opere si percepiscono ora come ombre scolorite e sfuggenti, testimoni di un’era in cui il sacro e il profano si intrecciavano senza distinzione.

Oggi la visita all'Abbazia di Thelema è un viaggio nella decadenza ma anche nella potenza che perdura. L’edificio si erge come un residuo sgretolato, una reliquia punteggiata di crepe e avvolta da un silenzio vibrante. 

Molti dei dipinti murali sono stati consumati dal tempo, dai frequenti vandalismi e dall’incuria, ma l’atmosfera rimane intrisa di un’energia tangibile, come se gli eventi del passato avessero lasciato un’impronta incorporea e indelebile. 

Fuori, la natura cresce selvaggia e protettiva, rovi e alberi contorti si avvinghiano come guardiani intorno al sito. I loro rami sembrano prostrarsi in una sorta di riverenza, piegati dalla gravità di forze inesplicabili. 

L’aria è densa, satura d’un’oscura presenza che sfiora chiunque vi si avvicini, ricordandoci che, nonostante le condizioni fatiscenti, l’Abbazia è ancora un tempio attivo, sede d’un eggregore potente, frutto delle intenzioni di chi ha praticato riti e offerto la propria volontà al luogo, di chi tutt’ora studia l’opera di Crowley e di conseguenza rivolge il proprio pensiero magico verso questo luogo. 

Una delle stranezze più affascinanti è l'assenza di vita animale all'interno dell'edificio. Nonostante la rovina e l'abbandono, non si trovano tracce di insetti, ratti o altri parassiti a infestare l’Abbazia, come se qualcosa d’invisibile ma vigile impedisse alla fauna di appropriarsi di questo spazio sacro e misterioso. Questa assenza di segni di degrado animale contribuisce a creare un’aura inquietante, una sensazione sospesa che amplifica l’idea di un luogo ancora intriso di potere e protetto da una volontà arcana. Tra il fruscio delle foglie e i sussurri del vento, si percepisce l'eco di incantesimi antichi e di un misticismo che resiste alle ingiurie del tempo.

L'Abbazia di Thelema è un monumento alla ricerca di significato e alla libertà spirituale. Le pratiche che vi si svolgevano, per quanto controverse, rappresentavano e rappresentano una sfida alle norme e una celebrazione dell’individualità assoluta. Mantenere viva questa memoria non sarebbe solo un atto di conservazione storica, ma un omaggio alla spinta umana verso l’esplorazione di ciò che è sconosciuto e proibito. 

Purtroppo, nonostante gli sforzi annosi di appassionati e organizzazioni, la mancanza di fondi e di supporto istituzionale continua a minacciare la sua sopravvivenza. La vecchia casa di campagna in Contrada Santa Barbara a Cefalù rimane però un luogo dove passato e presente si fondono in un racconto di estasi e decadenza, ribellione e ricerca spirituale senza compromessi. 

E anche se le sue mura si sbriciolano e i suoi simboli scompaiono, il potere di questo luogo persiste, riflesso della volontà collettiva che lo ha abitato, silenzioso testimone di una storia che continua a ispirare e sfidare, che invita a guardare oltre i limiti e a cercare l’ignoto, là dove le ombre si mescolano alla luce. 


Reportage di Gianni Carbotti

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