L'Abisso e il Caos: BENSON - LA VITA E' IL NEMICO (Maurizio Scarcella - 2023 Italia)

“Salve a tutti, sono Richard Benson e sono malato. Non posso permettermi le medicine quindi rivolgo un appello a tutti i miei fan, perché oggi rischio di morire”. Roma 22 novembre 2016


L'Abisso

Le prime scene di Benson - La vita è il nemico atterriscono come un urlo micidiale. Il regista Maurizio Scarcella ci trasporta nel cuore del quartiere Alessandrino: nell'appartamento dove vivono Richard Benson e sua moglie Ester Esposito, la disperazione e l'orgoglio si fondono in maniera sconcertante. L'esplorazione del luogo fatiscente ma al contempo ancora saturo di arte e vita, diviene simbolo delle contraddizioni dell'artista. Il piccolo bilocale si trasforma in elemento narrativo, un mezzo per raccontare la storia di un uomo che ha navigato tra trionfi, forse presunti, e tragedie maledettamente reali. 


Maggio 2022. Una cerimonia  surreale, eccessiva, tragica: il funerale di Richard Philip Henry John Benson. Si parte da qui, dalla fine, per immergerci negli abissi più profondi di una personalità complessa, sfuggente e affascinante. In quelle mille sfumature, contraddizioni ed emozioni vive Richard Benson, personaggio unico della musica italiana, al contempo famosissimo e misconosciuto.


Il Genio distorto

Il documentario ci porta molto indietro nel tempo, rivelandoci un Richard Benson colto e sobrio. La storia di un chitarrista veloce e creativo, un piccolo grande genio della scena musicale italiana anni 70. Dalle immagini Benson emerge come un fiume in piena, ebbro di ispirazione, che si esibisce di fronte a un pubblico attento e affamato di novità. La sua abilità come chitarrista si contorce in una sinfonia di note ribelli, una dimostrazione del suo talento intrinseco.

Le collaborazioni musicali, la fama underground e la definizione del suo stile, le scopriamo attraverso una sequenza d'interviste notevoli. Gli esordi con gli Artificial Paradise, la collaborazione con il gruppo prog dei Buon Vecchio Charlie, fanno emergere dettagli importanti che contribuiscono a tessere una trama complessa. Benson viene descritto come persona educata, colta, studiosa. Ma è chiaro che la sua personalità eccessiva non può esser tenuta a freno... a lungo.
"No, non sono uno del branco! Cancellatemi dalle vostre agende, figli dei figli, ma di quali fiori? Diluite le vostre droghe!"


L'arrivo degli anni 80 è per Richard un turbine assoluto di creatività: concerti, radiofonia, giornalismo, apparizioni televisive. Si, è proprio la Tv il medium che Benson imparerà a cavalcare, gestire, dominare. Dagli anni 80 e per tutti i 90 è il conduttore di Ottava Nota, uno dei programmi musicali più seguiti del sottobosco delle tv private romane. "On air" è un mattatore assoluto: propone dischi pazzeschi, si lancia in eloqui forbiti, pronuncia tremende sentenze. La sua cultura musicale è straordinaria, le sue recensioni sono Cassazione. La fama, seppur locale, si propaga. Nasce il fenomeno!
Culmine: Carlo Verdone lo esige nel suo film Maledetto il giorno che t'ho incontrato
L'artista diventa cult. Richard diventa Benson.



Il Culto Misterico

Maledetto il giorno di quell'incidente ... come lo ha sempre definito lui. Richard cade nel Tevere, fratture multiple, è vivo per miracolo. Un episodio misterioso avvenuto a fine millennio, sul quale si susseguono le leggende più disparate: errore umano, tentato omicidio, suicidio clamorosamente fallito. Benson l'ha sempre chiamato semplicemente un "incidente”. Ciò che conta e che da quel giorno cambia tutto: Richard muore e risorge. Inizia il suo Martirio. Inizia il suo Delirio.

Benson, anche a causa di una riabilitazione fisica lunghissima e faticosa, diventa plumbeo, oscuro, contorto. Paradossalmente inizia una sua seconda vita e il documentario non esita ad esplorare questa trasformazione: da artista colto e rispettato a icona trash. Una metamorfosi sia fisica (ingrassato e zoppo) che artistica (un approccio sonoro distorto e dissonante), che diventa un elemento centrale della narrazione. Benson non è più solo un musicista, ma diviene un performer, ai limiti della body art. Benson come Franko B., Benson come G.G.Allin. Per certi versi siamo al limite dell'auto-sabotaggio: una rispettabile carriera spazzata via dalle sue stesse urla isteriche primordiali. Benson contro Benson.


I nuovi concerti sono happening deliranti: una lotta all'ultimo sangue tra artista e pubblico, tra il profeta e i suoi seguaci. Dal 2003 assistere ai suoi live (Il Natale del Male, Cristo Pinocchio, La Befana del Male, Il Cristo Canaro, etc.) è una vera e propria "experience" post contemporanea: musiche dissonanti e ripetitive alla Glenn Branca, performance violente alla Fura dels Baus. Anzi, la musica a volte non esiste neppure: solo insulti, urla, chitarre scuoiate. Vola di tutto: uova, latte, monnezza, polli, pare anche un capretto sgozzato. Le reti protettive poste tra Benson e gli astanti servono solo ad esser ripetutamente violate, sventrate, distrutte. 


Probabilmente il suo capolavoro artistico è il concerto all’Alpheus nel 2008. Migliaia di persone ammassate dentro, migliaia di persone incazzate fuori, Benson che con un colpo di genio annulla la performance. 
“Io me ne vado, fatevi ridare i soldi, stronzi!”.


Benson non è più un semplice musicista. Benson si incarna nel suo personaggio. 

Benson diviene Benson.

Paradossalmente, il nuovo Richard diventa un animale mediatico. Il suo Cocktail Micidiale in onda nelle reti locali è un format pazzesco. Anche la tv generalista fa di tutto per accaparrarsi i suoi eccessi. La grande Notte, Stile Libero, Chiambretti Night, Avanti un Altro, vantano sue continue apparizioni.  A questo punto il documentario prova a dar spazio a queste altre voci: Max Giusti, Piero Chiambretti, Giuseppe Cruciani, Federico Zampaglione e Massimo Marino tentano di porre ordine all'assurdo caos che Benson sta deliberatamente creando. La domanda è una sola: "Ci è o ci fà?"



La Sinfonia del Caos

Per rispondere a questa domanda, non resta altra strada che studiare le fonti, i documenti, i libri di testo. Scarcella scandaglia decenni di carriera televisiva, di concerti, di interviste, di brandelli di Benson spappolati su internet. Prendete e mangiatene tutti: è una vera e propria sinfonia del caos. 

Il montaggio diventa il film, ogni scheggia visiva una tappa della via crucis di Richard. Il regista tenta un approccio interessante, intrecciando umorismo oscuro e momenti struggenti, per tentar di dipingere un ritratto completo del protagonista. Il montaggio diviene dunque elemento narrativo. La sua ottima struttura dinamica cerca però di esplorare l'inesplorabile: Benson rimane comunque un mistero. 
"E' tutto un gioco infernale, il gioco infernale di Richard Benson!"



La Leggenda

E allora tuffiamoci tra i misteri gaudiosi e dolorosi del fenomeno Benson. Ci si addentra nelle nebbie delle leggende che hanno circondato la sua figura enigmatica. Le vantate collaborazioni altissime (Malmsteen? Steve Vai?), le deliranti influenze postume (Marilyn Manson un suo seguace?), i deliranti annunci di tour mondiali mai avvenuti (Tokio, Rio de Janeiro, Los Angeles, etc.), le svariate ipotesi sull'incidente.

Il documentario esamina con occhio critico le storie che circondano Benson, ma lo fa con la giusta distanza, quasi con tenerezza, anche ristabilendone la perduta credibilità. In tal senso è notevole la scena della telefonata di Richard alla Zanzara: mentre il chitarrista annuncia una collaborazione col famoso batterista John Macaluso, Cruciani sorride beffardo, sicuro dell' ennesima fandonia.
Stacco.
In sala prove ecco Benson e Macaluso che suonano magicamente insieme. Era tutto vero, ma tutti avremmo reagito esattamente come Cruciani. Non c'è trucco, ma è tutto inganno. E' tutto vero, è tutto falso. Impossibile sciogliere un groviglio siffatto. 
"La mia è una storia vera, ma piena di bugie"


Il Crepuscolo

Siamo all'epilogo struggente. Torniamo al 2016: Richard si ammala, Benson scompare. Non è più il palco a esser il suo proscenio. Scarcella ci riporta in quell'appartamento di inizio film, svelandoci il crepuscolo. Ora Richard si esibisce su un palcoscenico di desolazione. La sua vita si è ridotta a una melodia spezzata.

Il documentario esplora il declino fisico, emotivo di Benson, intrappolato nella malattia e nell'indigenza. A questo punto a rubare la scena è Ester, la sua amorosa consorte, anch'essa segnata dalla depressione, dalla solitudine e dalla sofferenza, ma che non perde mai occasione di rivolgere al suo uomo parole di amore assoluto. Strazianti e bellissime.


Ma Benson è ormai un uomo fortemente debilitato, con lo sguardo perso nel vuoto, e con in mente un'ultima impossibile performance. E' qui che Richard urla il suo odio contro quella vita che temeva più della morte. Un urlo finale, micidiale e ribelle. Il regista qui tenta disperatamente di mantenere un occhio empatico ma senza cadere nel pietistico. Impresa difficile, non sempre riuscita. Ma gli riconosciamo l'onore delle armi.



Benson - La vita è il nemico si rivela un ottimo lavoro, dal maestoso montaggio e dal certosino recupero di filmati d'epoca. L'omaggio all'artista è assolutamente sincero, e spesso tocca il cuore. Le interviste sono centrate e scandagliano tutta la carriera di Benson, dagli esordi al declino.
Solo quella a Sgarbi ci risulta francamente fuori contesto, ma va bene comunque cosi. Ci è piaciuta molto la scelta di dar voce ai suoi fan, anche se i ragazzi intervistati, probabilmente emozionati, appaiono spauriti nel descrivere il loro beniamino infernale. Benson si era creato negli anni un pubblico di fedelissimi, il "Simposio del Metallo", che nonostante gli insulti e le violenze che gli infliggevano avrebbero dato la vita per lui. Ecco forse una ultima possibile chiave di lettura: 

Richard Benson una idolatrata divinità panica e dionisiaca;
i suoi concerti degli osceni riti esoterici neopagani;
i dischi e le apparizioni tv il suo Testamento Infernale.

"A Satana, l'erba gramigna, la betulla, il fico sacro, la canfora, le ossa dei morti buttate contro ar nemico, i gobbelini, i coboldi, gli elfi, gli eoni, le fate..."



Ma chi era davvero Richard Benson? La risposta in realtà rimane impossibile.

A noi rimane vivida nella memoria una immagine del film: la foto di sua madre. Un viso incastonato tra due zigomi pronunciati e due occhi appuntiti. Lo stesso viso che Richard si è portato sul volto per tutta la vita. 

"Non dite a mia madre che ho paura"


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Dopo la giornata evento dedicata al film di giorno 8 dicembre, il documentario verrà replicato giorno 25 dicembre presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma - https://www.cinemaaquila.it/

Tutte le info sul film le trovate qui - https://www.bensonilfilm.it/

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