perchè se questo è il giorno meglio non vedere mai"
Il viaggio inizia nel tumultuoso mondo del Teatro dell'Elfo, terreno sperimentale milanese dove uno dei fondatori, il giovane regista Salvatores, si lancia con passione nella creazione di un'opera bizzarra: un musical rock shakesperiano, nel quale la potenza della musica possa unirsi con la profondità del drammaturgo inglese. Il palcoscenico diventa presto terreno di un'innovazione senza freni, una fucina di idee per una performance teatrale d'avanguardia. E' il 1981 quando "Sogno di una notte d'estate" fa letteralmente esplodere Milano: 200.000 presenza a fine stagione. Diventa un caso teatrale, un fenomeno culturale.
Shakespeare in chiave New Wave nel pieno degli anni '80: ecco dunque l'impresa ambiziosa e affascinante. La narrazione classica del Bardo che si fonde con l'energia e l'irriverenza della new wave: una miscela esplosiva di tradizione e contemporaneità , un'esperienza visiva e sonora impensabile. Schegge di generi cinematografici si frantumano e schizzano verso lo spettatore: la commedia, il musical, l'horror. Alcuni momenti del film paiono anticipare le intuizioni di Clive Barker per il suo Cabal (anche quello un film su un popolo della notte ...), altre scene richiamano i Demoni di Lamberto Bava.
In particolare la scelta estetica è quella di utilizzare il look post-punk neo pagano alla Virgin Prunes, band gothic rock di quegli anni che miscelava atmosfere sonore new wave con suggestioni ritualistiche. La fotografia di Dante Spinotti, che oscilla tra un gelido blu e un ardente rosso, rende poi ogni scena notturna un vero e proprio rito sciamanico, ogni esibizione musicale un videoclip misterico. Il film diventa una sorta di cerimoniale iniziatico, in cui lo spettatore è invitato a varcare la soglia tra il giorno e la notte, tra la realtà e il sogno, tra il consueto e l'ignoto. L'estetica post-punk diventa dunque il veicolo attraverso il quale Salvatores trasporta il pubblico in un nuovo mondo, dove le convenzioni sono sospese e scorre libera la creatività totale.
In questo senso l'incontro di generi non è solo un esperimento fine a se stesso, ma una dichiarazione di libertà artistica: Salvatores non teme di rompere gli schemi, anzi coraggiosamente fa scontrare tra loro mondi apparentemente inconciliabili per creare qualcosa di nuovo e sorprendente. Il risultato è un piccolo capolavoro visivo e sonoro, una celebrazione della sperimentazione artistica.
Gianna Nannini, la regina post-punk, si rivela un'icona inaspettata. La sua presenza scenica e la voce roca e suadente si fondono perfettamente con l'anima del film, creando un personaggio indimenticabile. Titania, la regina delle fate, ha lo stesso spirito ribelle della cantante: una forza della natura che domina il mondo notturno e al contempo ammalia l'immaginario dello spettatore.
Flavio Bucci, nei panni di Oberon, si supera in una performance pazzesca: canta, balla, urla, bisbiglia, ammalia, spaventa. Il suo carisma oscuro, la sua presenza inquietante, lo rendono una specie di Riff Raff maligno e perverso. La scena in cui appare sporco, storpio e gobbo tra le strade di Milano, per poi molestare giovani donzelle svestite è veramente incredibile (look e movenze sembrano anticipare il delirante Joan Lui di Celentano). Oberon è un'entità enigmatica, una figura che incarna il lato oscuro dell'universo shakesperiano. La sua relazione con Titania diventa il fulcro misterico del film, una danza macabra tra forze opposte.
Ma l'incantesimo del popolo della notte è stato assolutamente benevolo verso i protagonisti del film.
Da un piccolo palcoscenico incandescente al grande schermo della celluloide: "Sogno di una notte d'estate" è un film che ha varcato coraggiosamente i confini tra teatro e cinema, ed ha permesso al regista Gabriele Salvatores di iniziare un percorso autoriale che nel giro di una decina d'anni lo porterà a vincere un Oscar. Ma andiamo con ordine. Seguiteci.
Il viaggio inizia nel tumultuoso mondo del Teatro dell'Elfo, terreno sperimentale milanese dove uno dei fondatori, il giovane regista Salvatores, si lancia con passione nella creazione di un'opera bizzarra: un musical rock shakesperiano, nel quale la potenza della musica possa unirsi con la profondità del drammaturgo inglese. Il palcoscenico diventa presto terreno di un'innovazione senza freni, una fucina di idee per una performance teatrale d'avanguardia. E' il 1981 quando "Sogno di una notte d'estate" fa letteralmente esplodere Milano: 200.000 presenza a fine stagione. Diventa un caso teatrale, un fenomeno culturale.
Quando la Rai propone a Salvatores di riprendere televisivamente lo spettacolo questi rilancia: ”Perché non ne facciamo un film?”. Nel 1983 il debutto sul grande schermo. Il regista sceglie di non adattare semplicemente il suo successo teatrale al cinema, ma di riformularlo in modo audace e innovativo: non è solo un cambio di medium, ma un'espansione di una visione. Mutare il classico shakespeariano in una sinfonia visiva; fondere il palcoscenico con il set cinematografico; trasformare il suo testo teatrale in un'esperienza immersiva e catturarne per sempre la magia.
Trama: Teseo ed Ippolita, una ricca e bizzarra coppia borghese (impersonati da Alberto Lionello ed Erika Blank), stanno per celebrare il loro matrimonio in una sfarzosa villa lombarda. Quattro giovani (tra i quali appaiono i giovanissimi Luca Barbareschi e Giuseppe Cederna), legati da intricati legami amorosi, si uniscono alla festa, mentre nelle vicinanze una scalcinata compagnia teatrale prepara una rappresentazione per omaggiare gli sposi. Delle creature misteriose (tra i quali un Claudio Bisio in versione cyber-punk), guidate dallo storpio Oberon (Flavio Bucci) e dalla regina Titania (Gianna Nannini), animano la notte tra incantesimi, danze, canti, sortilegi. Attraverso ambigui giochi tra realtà e fantasia, i giovani si innamorano, si prendono, si lasciano e svelano i loro desideri più sinceri e trasgressivi. All'alba, dopo una deludente performance dei teatranti, Teseo sposa Ippolita, e i giovani si ritrovano intrappolati nelle convenzioni imposte dalla vita adulta. Tornata la notte Oberon e Titania presiedono all'orgia finale dei loro sudditi nel salone matrimoniale abbandonato.
Nell'arco di una magica notte, il film ha esplorato l'amore, l'incanto, la passione e il disincanto dei suoi protagonisti, sospesi tra realtà e sogno. Una storia di desideri irrealizzati, di amori contrastati, di triangoli sentimentali, di brame scatenate da bizzarre e magiche presenze notturne, che si beffano della grigia normalità del giorno. La malcelata malinconia del testo di Shakespeare convince Salvatores a cambiarne il finale originale: anziché unirsi secondo le loro affinità , i quattro giovani si sposeranno secondo le convenzioni a loro imposte, accettando la grigia realtà del mondo adulto e rinnegando la magica parentesi di sogno e di follia notturna.
"Sogno di una notte d'estate" è anche l'ardito incontro tra il linguaggio senza tempo di Shakespeare e l'energia elettrica della new wave degli anni '80. L'idea geniale di Salvatores sta dunque nell'accostamento audace di due mondi all'apparenza inconciliabili: il teatro shakespeariano e l'estetica post-punk. Il regista tenta di fondere questi elementi cosi diversi, per provare a creare un bizzarro connubio, quasi unico in ambito cinematografico (il geniale Derek Jarman ci aveva provato in precedenza con il suo The Tempest del 1979).
Shakespeare in chiave New Wave nel pieno degli anni '80: ecco dunque l'impresa ambiziosa e affascinante. La narrazione classica del Bardo che si fonde con l'energia e l'irriverenza della new wave: una miscela esplosiva di tradizione e contemporaneità , un'esperienza visiva e sonora impensabile. Schegge di generi cinematografici si frantumano e schizzano verso lo spettatore: la commedia, il musical, l'horror. Alcuni momenti del film paiono anticipare le intuizioni di Clive Barker per il suo Cabal (anche quello un film su un popolo della notte ...), altre scene richiamano i Demoni di Lamberto Bava.
In particolare la scelta estetica è quella di utilizzare il look post-punk neo pagano alla Virgin Prunes, band gothic rock di quegli anni che miscelava atmosfere sonore new wave con suggestioni ritualistiche. La fotografia di Dante Spinotti, che oscilla tra un gelido blu e un ardente rosso, rende poi ogni scena notturna un vero e proprio rito sciamanico, ogni esibizione musicale un videoclip misterico. Il film diventa una sorta di cerimoniale iniziatico, in cui lo spettatore è invitato a varcare la soglia tra il giorno e la notte, tra la realtà e il sogno, tra il consueto e l'ignoto. L'estetica post-punk diventa dunque il veicolo attraverso il quale Salvatores trasporta il pubblico in un nuovo mondo, dove le convenzioni sono sospese e scorre libera la creatività totale.
In questo senso l'incontro di generi non è solo un esperimento fine a se stesso, ma una dichiarazione di libertà artistica: Salvatores non teme di rompere gli schemi, anzi coraggiosamente fa scontrare tra loro mondi apparentemente inconciliabili per creare qualcosa di nuovo e sorprendente. Il risultato è un piccolo capolavoro visivo e sonoro, una celebrazione della sperimentazione artistica.
Anche la colonna sonora di "Sogno di una notte d'estate" è un coraggioso connubio apparentemente impossibile: da una parte i suoni moderni della New Wave, dall'altra quelli ancestrali della World Music, genere quest'ultimo che proprio in quel decennio iniziava a farsi notare dal grande pubblico. In un viaggio intriso di sortilegi e amori scomposti, la musica si rivela come elemento vitale, pulsante, che ci accompagna nelle emozioni tumultuose di una notte ribelle.
Nel 1981 Mauro Pagani è in una fase di stallo: abbandonati ormai da tempo i fasti con la PFM, ha provato con titubanza una carriera solista, senza aver trovato una direzione definitiva. Il suo primo disco, uscito omonimo nel 1977, sebbene contenga ancora grosse derivazioni prog, lascia intravedere nuove possibilità : in particolare un duetto con la virtuosa Teresa de Sio. Quando nel 1981 Salvatores gli chiede di comporre le musiche per la piece teatrale dell'opera, Pagani prova a ripartire da zero attingendo ai suoni che in quegli anni stanno arrivando dall'oltremanica. Ritmiche dritte, bassi potenti, chitarre graffianti. Ma quando nel 1983 dal teatro si passa al cinema, il musicista decide di ri-registrare quasi completamente i brani: ha più consapevolezza e nuovi collaboratori. Da una parte si avvale della abile produzione di Mark Harris, figura fondamentale della discografia italiana di quegli anni. Ma soprattutto ha una nuova straordinaria voce da sfruttare per nuove armonie.
Nel 1983 Gianna Nannini è ormai ad un passo dall'affermazione definitiva in ambito pop/rock, dopo un lungo percorso di crescita personale e musicale. Aveva esordito nella seconda metà degli anni 70 con due dischi di cantautorato a forte componente femminista, per poi dare la prima graffiata nel 1979 col singolo America e l'album California (quello con la statua della libertà con in mano un vibratore). Tra il 1981 e il 1982 la svolta, con due grandi lavori, G.N. e Latin Lover: il primo più gothic rock, il secondo post-punk, ambedue zeppi di creatività , di suoni modernissimi, di forti richiami alla new wave inglese ma con un approccio personalissimo (oseremmo dire mediterraneo). Esattamente lo stesso lavoro compiuto da Pagani nella prima versione della soundtrack. Senza dimenticare che l'artista ha già mostrato interesse verso la settima arte, componendo la colonna sonora di Sconcerto Rock, un bizzarro film indipendente di quegli anni. Quando a Salvatores viene in mente la Nannini come guest star per la versione cinematografica del suo script, la scelta appare perfetta.
La cantante si porta dietro due pezzi da novanta: il tastierista produttore Conny Plank (collaboratore di Bowie, Eno, Kraftwerk, Ultravox, etc.), e il batterista Jaki Liebezeit (fondatore dei Can). I due aiutano Pagani a tracciare un percorso musicale che diventa il cuore palpitante della narrazione, un ritmo incalzante che accompagna il pubblico in una notte ribelle. La colonna sonora si intreccia con le immagini, creando un'esperienza sensoriale avvincente. La versatilità musicale del compositore si manifesta nella sapiente mescolanza di generi, plasmando un paesaggio sonoro unico e indimenticabile.
Il musicista crea una tracklist che unisce abilmente il Rock e la New Wave inglese con la World Music terzomondista. In tal modo aggiunge uno strato di complessità e originalità al film, creando un'esperienza sonora sfaccettata.
I sortilegi musicali di Pagani iniziano fin dalle prime note, trasportando il pubblico in un mondo in cui il confine tra realtà e sogno si dissolve. Le melodie si fondono armoniosamente con la trama, amplificando l'atmosfera surreale del film: ogni scena diventa un rituale visivo, un momento cult da ammirare. E se di giorno le melodie sono più rassicuranti, nei momenti notturni si fanno largo i suoni più abrasivi e inquietanti. Nonostante una colonna sonora particolarmente eterogenea, Pagani mantiene un filo conduttore che lega ogni brano al cuore della storia.
"Lontano" è goth-rock stridente con la Nannini novella Siouxsie. "Noi siamo il buio" è post-punk abrasivo. "Puck" è dark-wave purissima. "La Luna" è una magia voce/chitarra. "La Prima Fata" è kraut-rock cosmico. "Rissa" sembra un brano dei Virgin Prunes lasciati finalmente liberi di delirare. "Bestie" è un funk perverso dato in pasto a Flavio Bucci. "Tenerife" è languide armonie latine plasmate con suoni elettronici. Il culmine di questa avventura musicale si raggiunge nella stupenda preghiera africana finale di "Disht": Pagani e la Nannini come i Dead Can Dance in un brano degno delle migliori produzioni della 4AD (mitologica etichetta inglese di quegli anni). Un capolavoro sonoro e insieme un'ode alla diversità e all'unità , attraversata da una melodia avvolgente che trascende i confini culturali e musicali. La World Music che diventa uno strumento di connessione, un ponte tra mondi apparentemente distanti.
Grazie al lavoro di Pagani, il bizzarro soggetto ideato da Salvatores si trasforma in un eccentrico e incantevole "Shakespeare Horror Picture Show": le giovani e ingenue coppie di amanti vengono letteralmente trascinate in un vortice di passioni e trasgressioni dalle creature della notte, che le ammaliano grazie al potere della musica. Creature bizzarre e magiche governate dalla regina Titania (Gianna Nannini) e dal negromante Oberon (Flavio Bucci): due forze sovversive che trasportano il film in un contesto surreale e magnetico, dove il caos regna sovrano.
Gianna Nannini, la regina post-punk, si rivela un'icona inaspettata. La sua presenza scenica e la voce roca e suadente si fondono perfettamente con l'anima del film, creando un personaggio indimenticabile. Titania, la regina delle fate, ha lo stesso spirito ribelle della cantante: una forza della natura che domina il mondo notturno e al contempo ammalia l'immaginario dello spettatore.
Flavio Bucci, nei panni di Oberon, si supera in una performance pazzesca: canta, balla, urla, bisbiglia, ammalia, spaventa. Il suo carisma oscuro, la sua presenza inquietante, lo rendono una specie di Riff Raff maligno e perverso. La scena in cui appare sporco, storpio e gobbo tra le strade di Milano, per poi molestare giovani donzelle svestite è veramente incredibile (look e movenze sembrano anticipare il delirante Joan Lui di Celentano). Oberon è un'entità enigmatica, una figura che incarna il lato oscuro dell'universo shakesperiano. La sua relazione con Titania diventa il fulcro misterico del film, una danza macabra tra forze opposte.
Purtroppo dopo tanta entusiasmante energia, la versione filmica dell'opera non ottiene lo stesso successo della precedente rappresentazione teatrale. E oltre a questo singolare percorso di critica, il film riceve anche una tiepida accoglienza in sala. Il pubblico fatica ad abbracciare la fusione audace di generi proposta da Salvatores. La trasformazione del palcoscenico in un calderone ribollente di creatività visiva è stata forse una sfida troppo ardita. Il film rapidamente sparisce dalla circolazione, come la notte sparisce al giorno: pochissime riproposizioni televisive, la vhs VideoRai introvabile. E se la colonna sonora teatrale è ancora scovabile in rete, quella del film è molto più rara.
Ma l'incantesimo del popolo della notte è stato assolutamente benevolo verso i protagonisti del film.
Gabriele Salvatores in una decina d'anni girerà una serie di film di successo, fino a vincere l'Oscar per il miglior film straniero con Mediterraneo nel 1992.
Gianna Nannini sfonderà definitivamente come cantante con il trionfo pazzesco di Fotoromanza del 1984. Ad oggi è tra le più longeve e affermate cantautrici italiane ed europee.
Mauro Pagani, proprio durante il lavoro in sala d'incisione per il film, rincontra Fabrizio de Andrè col quale prima lavorerà a Crueza de Mà (considerato un capolavoro della musica mondiale), per poi instaurare con lui un connubio artistico raffinatissimo negli anni seguenti.
Molti protagonisti del film diverranno attori affermati: Claudio Bisio, Giuseppe Cederna, Luca Barbareschi in particolare avranno una carriera fortunatissima.
Eppure siamo sicuri che ciascuno di loro ogni tanto ripensi a quel magico sogno collettivo vissuto in una incosciente notte d'estate. Come se quelle magiche creature notturne avessero lanciato un sortilegio indelebile nelle loro memorie. E tra i riflessi della carriera, i successi e le avventure successive, li immaginiamo tutti riperdersi nei ricordi di quella notte straordinaria, nella quale il confine tra il reale e il fantastico sfumava, lasciando spazio a un'esperienza unica e incantata.
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Ok direte voi: ma la colonna sonora come la ascoltiamo, visto che non c'è ne su spotify e neppure su youtube? Tranquilli, la abbiamo digitalizzata, ripulita, masterizzata e caricata online. Eccola qui:
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