Ebbene sì, stava andando proprio così. In Italia stava succedendo una rivoluzione culturale irrazional-impopolare che forse avrebbe cambiato per sempre la produzione, la distribuzione e la fruizione della musica nella nostra nazione. Siete curiosi di sentire questa incredibile storia? Allora seguiteci, andiamo ad iniziare, e facciamo un passo indietro.
INIZIO ANNI 80. IL FESTIVAL DI SANREMO HA UN PROBLEMA: I GIOVANI.
Dopo il brutto periodo di fine anni 70, con bassi ascolti e pochi sussulti, a inizio anni 80 il Festival vive una seconda giovinezza. Mamma Rai ha deciso di investire, le etichette musicali vogliono fare il botto, e il pubblico è pronto a lasciarsi alle spalle gli anni di piombo: vogliamo solo canzonette!
Il fatto è che mentre gli organizzatori stanno ancora dietro a Claudio Villa e Bobby Solo (con tutto il rispetto verso questi due mostri sacri), nel mondo della musica è appena successa una rivoluzione: il punk e soprattutto il post punk stanno cambiando la grammatica musicale, con delle proposte fresche e nuove fatte apposta per il pubblico giovanile.
Sanremo non se ne accorge. Tranne che per eccellenti e inconsuete comparsate (i Decibel, Garbo, Lene Lovich !?) il new sound non partecipa al contest. Il problema è che il curatore del segmento giovanile, Claudio Cecchetto, è più orientato verso la Italo Disco che verso la New Wave. Inoltre le nuove proposte sanno perennemente e irrimediabilmente di vecchio, e tra i big in gara si parla di rilanciare Gianni Morandi. La situazione è seria, ma non grave.
1985. I DURAN DURAN
Avviene la svolta, grazie a Simon Le Bon e i suoi compagni di merenda. L'apparizione mitologica dei Duran nella edizione del 1985 entra nella storia, non tanto per l'esibizione della band (Simon ha un piedone ingessato), ma per lo stuolo di giovanissimi fan sfegatati, disposti a tutto (ma proprio a tutto), pur di seguire le gesta dei loro beniamini.
Pippo Baudo e soci hanno appena tirato fuori dal cilindro Eros Ramazzotti, gli fanno vincere il Festival 2 volte in 2 anni (1985 nelle Nuove Proposte e 1986 tra i Big), e sperano di farlo diventare un nuovo idolo dei teenager. Ma purtroppo i dati di ascolto sono implacabili. I ragazzi hanno acceso la tv giusto il tempo per vedere Simon e soci, poi hanno spento. Pippo si sta giocando il Festival, e forse si sta giocando anche il culo. In Rai gli tolgono dalle mani l'edizione del 1986. La situazione è sempre più seria, e pure un pochetto grave.
1986. I DEPESCI MORT'
Pippo osserva, studia, ascolta, si informa. Esce, va per locali, assiste a concerti, eventi, serate. Abbiamo scovato la sua tessera del Uonna Club!!!
E' costretto a guardare il Festival in tv, da casa. Nota un gruppo musicale, ospiti stranieri, davvero singolari. Sono giovanissimi, amatissimi, ma non fanno musica banale. Sono raffinati e insieme martellanti, hanno melodie in minore, eppure vendono dischi, un botto di dischi. I Depeche sono diversi dai Duran, sono più ... più ... come dire ... più underground!
Riguardiamo insieme la loro esibizione del 1986, con tanto di mini documentario introduttivo: lo abbiamo restaurato per voi, sentite che bassi! (Si ... ok ... i grafici Rai dell'epoca storpiavano tutto, e Stripped è diventata Strippers!!!)
Immaginiamo per un attimo una telefonata tra Baudo e Marco Ravera, direttore artistico della successiva edizione del Festival:
Baudo: "Marco hai visto questi Depesci Mort'?"
Ravera: "Si Pippo li ho visti ma portare queste band a Sanremo ogni anno costa un sacco di soldi"
Baudo: "E allora dobbiamo trovare i Depesci italiani. Li scoprirò io li scoprirò ..."
1987. IL PALAROCK
Baudo torna in sella al Festival, ed ha un sacco di idee. La parola d'ordine è: intercettare voto giovane. Pippo licenzia Cecchetto e assume Carlo Massarini, esperto di post punk e new wave. Fa costruire nel porto di Genova un enorme tendone circense traballante, freddissimo, nel quale ammassa un tripudio di ospiti stranieri da sturbo e crea dal nulla un evento "alternativo", Sanremo Rock appunto, nel quale far esibire i verosimili Depesci italiani.
L'idea non è per nulla stupida: le etichette "alternative" italiane ne approfittano (e quando ti ricapita una comparsata in Rai?). Pippo pensa di aver scovato la band giusta proprio nella sua Catania: sono i DENOVO che vengono premiati in pompa magna addirittura da Lorella Cuccarini.
1988. SANREMOPALOOZA
Pippo a sorpresa molla la Rai e passa a Fininvest, ammaliato dal biscione. Ma il suo lavoro non è stato vano. Marco Ravera e soci confermano Massarini e il Palarock, e anzi, in un delirio da musicarello post punk, moltiplicano a dismisura le proposte rock "underground" andando a raccattare il meglio della produzione post punk italiana dell'epoca.
Sebbene fatti esibire a tardissima notte, ripresi da una regia pacchiana e sgrammaticata, introdotti da grafiche assurdamente invadenti e nonsense, i ragazzi ci danno dentro come matti. Siamo riusciti a recuperare e rimasterizzare alcune esibizioni davvero memorabili. Da ascoltare a massimo volume!
MODA - FILASTROCCA
Fantastici, stilosissimi, elegantissimi, capitanati da quel bell'uomo di Andrea Chimenti, per l'occasione posseduto dal demone di Peter Murphy dei Bauhaus!
CCCP -TU MENTI
I punkettoni emiliani filosovietici eseguono la loro hit del momento. Danno ampio spazio ai balletti di Annarella e ai palleggi di Fatur. Ferretti sfoggia l'abito di riguardo.
LITFIBA - CI SEI SOLO TU
La regia è ipnotizzata dalle movenze da rocker di Piero che sfodera il meglio e il peggio del suo repertorio. Pelu' ci sei solo tu!
INCONTROLLABILI SERPENTI - IO NON SO
Qui siamo davvero "deep inside the italian underground". La band modenese capitanata dalla incredibile Cristina Luppi sfodera la darkwave più intransigente in una esibizione intensissima. Chissà se in un altro universo Cristina è diventata lo nostra Lydia Lunch ...
THE FALL - CARRY BAG MAN
Si avete letto bene. A Sanremo nel 1988 si sono esibiti i FALL ... la band più prolifica dell'intero post punk britannico. Marc E. Smith e soci picchiano duro, durissimo. Abbiamo scovato solo dei brandelli della loro esibizione, ci ripromettiamo di recuperarla tutta. STRACULT!
DEMOLITION GROUP - LOVE STREET
Non bastava la new wave italiana e il post punk inglese, a Sanremo nel 1988 c'è posto per tutti. Questi arrivavano dalla ex Jugoslavia, più precisamente dalla Slovenia. Si esprimono usando le sonorità del white funk, e tra i loro membri vi sono dei collaboratori dei Laibach !!! Quindi usando un sillogismo ... a Sanremo nel 1988 ci sono stati pure i Laibach!!!
1989. LA RESTAURAZIONE
Il Festival è ormai diventato un fenomeno musicale abnorme, che fa gola a tutti. Ma Baudo è in esilio a Mediaset, e la Rai affida l'organizzazione ad Adriano Aragozzini, che non ne vuole sapere di electrowave e postpunk. Manda a casa Massarini e smonta il tendone del Palarock (convertito in PalaBarilla, con chiari intenti economici). Si cercano nuovi volti musicali giovanili, che siano più rassicuranti e innocui. Scova un bamboccione che va ripetendo a tutti "Gimme Five Gimme Five" e lo porta sul palco dell'Ariston, con tutti i tremendi danni culturali che ne conseguiranno negli anni a venire.
1990. POSTILLA FUORI TEMPO MASSIMO.
Ma l'onda lunga del post punk non si era ancora arrestata. Non chiedeteci il perché o il percome, ma super ospiti della edizione del 1990 abbiamo scovato i MISSION, la band rock gotica dei tardi anni 80. Forse avevano perso l'aereo due anni prima, forse Aragozzini vuole farsi perdonare il lancio del bamboccione di cui sopra, ma francamente non sappiamo spiegarci il motivo di questa assurda comparsata. E neppure gli stessi Mission. Il loro leader attua dunque una scelta situazionista: si disinteressa del microfono e se ne va candidamente in giro per palco e platea. Una esibizione francamente (in)dimenticabile.
Ma quella sera davanti alla tv c'e Paolo. Paolo Sorrentino. Paolo rimane turbato, affascinato, rapito dal faccione di Wayne Hussey. Negli anni seguenti quel faccione lo ossessionerà: di notte durante il sonno gli appare alla traditora, facendolo svegliare sconvolto e sudato. Lo rivede ovunque. Deve liberarsene.
Solo nel 2011 riuscirà a sciogliere questo incantesimo, con un atto profondamente catartico: appiccicare quel faccione ossessionante sul volto di un incredulo e impassibile Sean Penn.
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