DAVID LYNCH - THE ART LIFE (Nguyen, Neergaard-Holm, Barnes - USA 2016)


Trama: David Lynch apre al pubblico le porte del suo personale "regno incantato". Ma non ci troviamo in una sala cinematografica, bensì in un "vissuto" magazzino tra scatole di vernice "divorate" e tele "violentate": siamo nel suo studio artistico, immersi in un bizzarro campionario di "mostruosità" pittoriche. Ci siamo solo noi, Lynch e la sua piccola ultima figlia Lula. Il regista è particolarmente prodigo verso lo spettatore: tra immancabili pause "coffee & cigarettes", armato di microfono a condensatore David ci racconterà il percorso umano e artistico dei suoi primi 30 anni di vita. Dalla tranquilla infanzia in famiglia, passando per la svolta pittorica, gli oscuri anni a Philadelfia, fino alla realizzazione del suo primo lungometraggio, quel Eraserhead che ha cambiato per sempre la sua vita. E un pochino anche la nostra ...



Secondo noi: interessante e a tratti sorprendente documentario dalla genesi tribolatissima, tanto da aver avuto bisogno del crowdfunding per giungere finalmente a realizzazione. Immersi in un contesto industriale da ferramenta di provincia, un Lynch particolarmente loquace e spontaneo ci guida nei meandri della sua "prima" vita, quella precedente alla svolta cinematografica: forse non tutti sanno che il buon David da giovane, mollata la invadente famiglia, si era incaponito nel voler diventare a tutti i costi un pittore, perseguendo caparbiamente una effimera carriera artistica (lo dice lui stesso nel film) che probabilmente non avrebbe avuto molti sbocchi.


Solo un'inattesa borsa di studio lo salvò dall'essere un "semplice" pittore, per regalarci un regista geniale. Ma è comunque alla sua sbandata artistica che dobbiamo esser debitori perché, per inseguire la propria "art life", Lynch finì a vivere a Philadelfia, città all'epoca piena di "decadenza, rumore e follia" tanto da esser considerata dal regista la sua più grande influenza. Pensate che quando la ricorda, la chiama amorevolmente "Philly" ...


La grossa sorpresa per lo spettatore è la quantità di materiale fotografico e audio-visivo che il regista mette a disposizione: dai filmini familiari, passando per i party artistici, fino ai primi esperimenti cinematografici, nulla ci è risparmiato, tanto che a volte si vive quasi l'imbarazzo di sbirciare tra i suoi più intimi ricordi.


Arrivati a Eraserhead, il suo folgorante lungometraggio di esordio, dalla produzione talmente complicata da aver messo in crisi la sua vita sentimentale e familiare, il racconto si ferma. Del resto da questo film in poi, fiumi di inchiostro sono stati spesi nel tentativo di codificare il suo genio visivo futuro. Quindi il documentario si conclude, lasciando di nuovo libero David di sperimentare tra pennelli, vernici e tele.

"Da giovane il mio unico desiderio era diventare pittore. E adesso dopo aver abbracciato quasi ogni forma d'arte, mi vedo più a mio agio proprio nella pittura" (David Lynch)


Infine alcune note a margine:
Lynch appare visibilmente ingrassato, ma non ha perso una sola ciocca della sua fantastica capigliatura. E a essere onesti è molto più figo adesso che da giovane, quando sfoggiava un look tardo-retrò davvero imbarazzante. Non ha ancora imparato a disegnare (lo ammette di continuo), e probabilmente non lo farà mai, ma i suoi quadri colpiscono comunque nel segno. Non sfigurerebbero in molte gallerie d'arte, accanto ai più blasonati artisti contemporanei, spesso molto meno coraggiosi e spontanei del nostro David!


Voto: Ottimo e Abbondante (4 su 5)

Trailer:

Posta un commento

0 Commenti