Trama: La bella freakettona Heidi ha una vita davvero molto easy: conduce un programma radiofonico di successo, porta a spasso il suo amato cagnolone, vive a Salem in una bella casona gestita da una premurosa vicina. Ma la situazione precipita: le arriva uno strambo vinile portante firma "The Lords Of Salem" che appena suonato in radio, manda in bambola Heidi e tutte le donne della città . Da questo momento in poi la vita della protagonista sarà una atroce e dolorosa discesa nel delirio psicotico, tra tossicodipendenza e oscene visioni surreal-pop-sataniche. Quando alla fine i Lords of Salem annunciano l'imminente concerto nella cittadina, avremo modo di scoprire insieme a Heidi la terribile verità che si cela dietro al tutto.
Secondo noi: "
Ken Russel che gira Shining!" Ecco come un "modesto" Rob Zombie presenta il suo nuovo film. "
Porca puttana!" direte voi. E il bello è che il matto ci ha davvero provato! Del film di Kubrik recupera l'ossessione per la messa in scena, per gli interni, le scenografie, la lentezza nei movimenti di macchina. Del primo accaparra il furore iconoclasta, la potenza dei colori, la trasgressione, il procedere per immagini, l'ironia. E quando l'alchimia funziona, è una gioia per gli occhi!
Dobbiamo dare l'onore delle armi al vecchio Rob, perchè ha davvero tentato di realizzare un film horror postmoderno, che probabilmente deluderà i vecchi fans e sopratutto sfrutta il tema del satanismo per parlare di tutt'altro: la tossicodipendenza. Tutto il film è un continuo rimando a questo terribile e affascinante "peccato": le musiche utilizzate (nella scena culmine partono potentissimi i Velvet Underground); il continuo contrapporre alla sciapa vita "reale" di Heidi (tutta in bianco e nero) le stupende scenografie che ornano le dimore sataniche (coloratissime e ultrabarocche); il look della protagonista totally seventies; i continui rimandi al sacrificio, alla cristologia, al simbolo della croce, al martirio; e una malinconia ipnotica che pian piano stringe Heidi fino ad un mortale e dolorossissimo abbraccio finale.
Un film molto personale, coraggiosamente autoriale, in cui Zombie ribalta totalmente la poetica dei film precedenti: al furore preferisce la lentezza; al metal preferisce la psichedelia o addirittura la musica classica; all'horror splatter preferisce quello introspettivo. E alcune trovate sono davvero geniali, come il demone metà uomo e metà tacchino(!?), e il bellissimo finale all'interno del teatro. Ma quando a fine pellicola compaiono caproni, cazzi, metallari satanisti, teste di porco, preti pornografici, etc. il film perde quell'incanto che era riuscito a creare per dar libero sfogo a 5 minuti di "blasfemie a buon mercato", sicuramente ironici nell'intento del regista, ma che davvero sembrano provenire da un altro film.
Forse ha colto nel segno chi ha chiamato quest'opera la "Inland Empire" di Rob Zombie: un progetto totalmente mentale, al quale non servono trama (davvero misera e risibile) e giustificazioni, ma che preferisce percorrere fino in fondo l'oscuro viaggio che si è preposto di fare. Un atto di coraggio che ha davvero pochi eguali nello stantio mondo del cinema horror americano contemporaneo. Purtroppo però il nostro Rob non è Lynch, e tantomeno Kubrik o Russell. Ma è un simpatico e onesto appassionato di filmacci horror, che sta lentamente maturando verso a una sua più personale visione del cinema, al quale va la nostra stima più profonda. Ecco che quindi LORDS OF SALEM appare come un film di transizione. A noi non resta che attendere il prossimo capitolo ... "I'm waiting for the Man".
Voto: SUFFICIENTE (3 su 5)
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