“Marian” di Camillo Maffia, un romanzo horror di formazione al nero
La sottocultura “goth”, nata negli anni ’80 in area anglosassone, successivamente diffusa in ampie parti del mondo soprattutto occidentale e tuttora seguita e vitale, è solo la più recente epifania di un filone che si ripropone in maniera carsica – con tutta una serie di topoi ben precisi – a partire dalla letteratura romantica nella sua declinazione più oscura ed ossianica, comprendente la fortunata stagione del romanzo gotico ottocentesco, esercitando un’indiscutibile influenza su correnti successive come decadentismo e simbolismo fino a lambire e conquistare definitivamente forme d’espressione più recenti come cinema e musica pop, proprio come un vampiro che sorge nottetempo dalla tomba per possedere la vittima di turno e rinnovare la propria esistenza crepuscolare in eterno traendone nuova linfa.È da questa premessa (evidentemente ben presente nelle influenze e negli intenti dell’autore) che dobbiamo partire per ragionare su “Marian”, romanzo horror di Camillo Maffia, scrittore di indubbio talento che riesce ad inserire abilmente in questa sua opera prima tutti gli elementi succitati grazie ad una capacità di scrittura sorprendentemente matura, ad una prosa appassionante e fluida, mettendoli al servizio di una storia che coinvolge fino alla fine sia il lettore più smaliziato che il neofita meno avvezzo a questo tipo di atmosfere ma disposto a lasciarsi trasportare nel suo oscuro mondo letterario.
Un mondo fatto di sessualità, magia e mistero in cui non mancano virate di violenza splatterpunk degne di Poppy Z. Brite o punte di cinismo ed ironia sovversiva che susciterebbero l’approvazione di mostri sacri del genere come Clive Barker e Joe R. Lansdale.
D’altro canto chi come lo scrivente, ha frequentato e conosciuto per lungo tempo esponenti delle subculture metropolitane, non può che provare anche una certa tenerezza per il protagonista del racconto, Saverio, giovane musicista dark appassionato di occultismo che, quando s’imbatte in maniera repentina in una bellissima ragazza che sembra scaturita dai suoi sogni più proibiti, fa quello che molti suoi “simili” potenzialmente farebbero: pratica cioè un rituale magico, tratto da un misterioso grimorio scovato per caso nell’archivio riservato della libreria per cui lavora, allo scopo di attrarla con successo a sé.
D’altro canto chi come lo scrivente, ha frequentato e conosciuto per lungo tempo esponenti delle subculture metropolitane, non può che provare anche una certa tenerezza per il protagonista del racconto, Saverio, giovane musicista dark appassionato di occultismo che, quando s’imbatte in maniera repentina in una bellissima ragazza che sembra scaturita dai suoi sogni più proibiti, fa quello che molti suoi “simili” potenzialmente farebbero: pratica cioè un rituale magico, tratto da un misterioso grimorio scovato per caso nell’archivio riservato della libreria per cui lavora, allo scopo di attrarla con successo a sé.
Ma quando un inesperto occultista non tiene conto della massima di Oscar Wilde “Attento a ciò che desideri, perché potresti ottenerlo” - che pur non essendo un aforisma magico, riassume in maniera assai efficace il folle senso d’onnipotenza che porta gli incauti a sfidare le leggi divine – è inevitabile che l’idillio, venato nella storia da tratti fetish e sadomaso in cui l’eterno femminino si rivela nelle sue manifestazioni più conturbanti, sia destinato a finire nella tragedia con abbondante sangue e resti umani straziati e sparsi in giro.
Come nella migliore tradizione gotica, atavismi risorgenti s’affacciano sulla scena a disintegrare ogni razionale certezza ed è il concetto ricorrente della hybris in senso classico presente e centrale in “Marian” come in tutti i grandi libri horror a partire dal “Frankenstein” di Mary Shelley che, oltre a fungere da ammonimento sui limiti che l’uomo non dovrebbe mai oltrepassare, conferisce a testi come questo le caratteristiche del romanzo di formazione.
Come nella migliore tradizione gotica, atavismi risorgenti s’affacciano sulla scena a disintegrare ogni razionale certezza ed è il concetto ricorrente della hybris in senso classico presente e centrale in “Marian” come in tutti i grandi libri horror a partire dal “Frankenstein” di Mary Shelley che, oltre a fungere da ammonimento sui limiti che l’uomo non dovrebbe mai oltrepassare, conferisce a testi come questo le caratteristiche del romanzo di formazione.
Si tratta però di una formazione al nero, una prolungata cottura alchemica dagli esiti imprevisti, in cui il protagonista che vuole cambiare la realtà alla fine cambia solo sé stesso mediante il confronto con l’orrore in senso cosmico, la contemplazione terrifica di un “Mysterium Horrendum” inevitabile quanto inaspettato.
Non si può concludere una disamina completa di questo libro senza dedicare due parole al personaggio, secondo noi riuscitissimo, della madre di Saverio, Oriana, che mentre si dispiega in maniera tumultuosa e sinistra la natura qliphotica e lilithiana dell’universale femminile, ne incarna l’aspetto materno, creativo, dall’inizio alla fine, pur attraversando lei stessa un percorso iniziatico sofferto e doloroso.
Non si può concludere una disamina completa di questo libro senza dedicare due parole al personaggio, secondo noi riuscitissimo, della madre di Saverio, Oriana, che mentre si dispiega in maniera tumultuosa e sinistra la natura qliphotica e lilithiana dell’universale femminile, ne incarna l’aspetto materno, creativo, dall’inizio alla fine, pur attraversando lei stessa un percorso iniziatico sofferto e doloroso.
Davanti all’orrore e al caos che irrompono nella sua quotidianità, non abbandona la compassione, consapevole della sua nuda impotenza davanti all’Abisso, procede sull’Albero della Vita cabalistico percorrendo la Via Della Regina - rappresentata nei Tarocchi dall’Arcano III, l’Imperatrice - come Iside che va a cercare i resti di Osiride smembrato per ricomporli in un estremo tentativo di ricomporre con essi la realtà frammentata ed irriconoscibile, come Inanna che nella mitologia sumero-babilonese si spoglia di tutti i suoi attributi regali per affrontare Ereshkigal, l’essenza della morte e degli inferi, cui la coscienza razionale può solo arrendersi in cerca di una luce ineffabile ed inattingibile che è sempre un passo avanti ai nostri sensi e alla nostra imperfetta razionalità.
Edito da Elison Publishing, “Marian” è decisamente un libro da leggere, preferibilmente da centellinare ed assaporare a tarda notte insieme ad un calice di vino ricco e sanguigno davanti al camino, mentre fuori piove copiosamente e gli oggetti intorno sembrano assumere contorni bizzarri, irreali o fantastici. E forse è proprio così.
Edito da Elison Publishing, “Marian” è decisamente un libro da leggere, preferibilmente da centellinare ed assaporare a tarda notte insieme ad un calice di vino ricco e sanguigno davanti al camino, mentre fuori piove copiosamente e gli oggetti intorno sembrano assumere contorni bizzarri, irreali o fantastici. E forse è proprio così.
Marco Lombardi
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